Di Oktobre e torte di riso


Sapete, io adesso vivo a Milano e non ho un forno e da ieri invece la connessione ad Internet sì e una grande malinconia nel cuore. Ma è tutto una grande bellezza.
E questo è tutto ciò che ho da dire sull'argomento (c'era un personaggio di qualcosa che diceva sempre così, ma non me lo ricordo...)

Poi, io amo il mese di ottobre.  Oltre al fatto che c'è il mio compleanno, penso davvero che sia un mese magico. Come Kerouac, che lo chiamava Oktober, ancestral Oktober-ancient-red-sunsetted, copper-skied, leaf-driven Oktober nelle sue lettere all'amico Sebastian. E poi scrive questo pezzo di commedia Oktobre in cui un ragazzo si rivolge ad Oktobre e gli dice:

"Ragazzo: Oh mio strano e meraviglioso Oktobre, quale effetto hai avuto su quest'uomo! Qual è la tua magia? Qual è la tua magia?
Oktobre: E' la magia più antica di tutte.
R: Vale a dire, O Antico Oktobre, vale a dire?
O: E' la magia dell'amore?
R: Dell'amore?
O: Dell'amore.
R: Non capisco, mio vecchio e prezioso padre.
O: Ascolta...Qualcosa finisce...vecchio, vecchio, vecchio.
R: Qualcosa finisce?
O: La fine della giovinezza. L'arrivo della saggezza e l'arrivo dell'amore. Il verde che va e l'oro che viene. Hai visto la terra brunita? Hai notato il tenue carboncino dei miei cieli? Hai osservato la malinconia viziata delle mie biche di grano? Hai venerato i miei favolosi cieli ruvidi?
R: Oh grande e amorevole Oktobre, sai bene che l'ho fatto!
O: Allora saprai che io sono la verde e palpitante primavera invecchiata e avvizzita. Io ho vissuto; e tu scoprirai che vivere è soffrire. E allora scoprirai che soffrire è conoscere la pietà, cioè l'amore. Guarda i miei vecchi colori, la vecchia luce, la vecchia terra. La giovinezza è svanita; io sono giunto, percorrendo triste i mie campi a larghi passi. Mi sono fuso con l'anima di ogni cosa vivente. Io coloro la foresta di vecchia luce, e il coloro il cuore dell'uomo con il mio amore vecchio e dolce. Scoprirai queste cose, le scoprirai a fondo, se osserverai da vicino. Guardami! Guardami! Qualcosa finisce...vecchio, vecchio, vecchio. Manca qualcosa...triste, triste, triste."

Sono le parole migliori che ho letto fin ora in grado di dire cosa provo per il mese di Ottobre.

Detto questo (l'altro ieri, scrivo a puntate ormai), mi sto accorgendo di quanto diventi sempre più forte la forbice tra "cucina per hobby" e "cucina per vivere". Perché vivendo da sola (= senza la mamma) è diventato necessario cucinare pranzo e cena tutti i giorni, e possibilmente in modo decente, ma per quanto mi sia sognata per anni la libertà gastronomica, ora che ci sono dentro non mi viene in mente una ricetta una. Cioè, non è ancora naturale comprare qualcosa che vada oltre la pasta, il sugo pronto, il risotto, la bistecchina e le carote. Non mi viene in mente di comprare il sedano rapa così finalmente ci faccio la zuppa che quelle mezze calzette di casa mia mi hanno sempre snobbato, non ci penso neanche a dire toh, proviamo questo formaggio, oppure dai che faccio i pancakes per colazione. E' strano, devo ricreare da capo delle abitudini di acquisto, e ci vuole più tempo di quanto pensassi. In compenso, nell'ora di treno del venerdì sera penso a tutte le cose che cucinerò a casa (per esempio ho già preventivamente ordinato a mia madre di comprarmi la zucca per domani), e sul nuovo numero di Sale e Pepe c'era questa, torta di riso in un servizio sui dolci di Parma. Vorrei sottolineare che io ho un rapporto odi et amo con Parma per varie vicissitudini e questo dolce non si smentisce, perché non ho capito ancora se mi piace. Di certo è una bomba, e secondo me è più buono un po' tiepidino, piuttosto che completamente raffreddato.

Torta di riso (Sale e Pepe di Novembre)
per un bel po' di persone
250g riso Originario
100g di mandorle pelate
100g di zucchero semolato
4 mandorle amare (secondo me questo rende tutto molto più intrigante, ma credo possiate sostiturle anche con un paio di amaretti sbriciolati)
1 limone non trattato
1l di latte
4 uova
20g di burro
30g di pangrattato
zucchero a velo
sale

Tostare le mandorle in un padellino su fiamma bassa finchè si dorano un po'. Fare raffreddare e tritare nel mixer con le mandorle amare e metà dello zucchero semolato fino ad ottenere una polvere finissima. Versare il latte in una casseruola, unire la scorza di un limone tolta con un pelapatate, lo zucchero semolato rimasto e un pizzico di sale. Portare ad ebollizione. Aggiungere il riso e cuocere per circa 20 minuti fino all'assorbimento del latte. Fare raffreddare, togliere il limone, unire le mandorle tritate e le uova. Mescolare bene e versare in uno stampo imburrato e impangrattato. Cuocere in forno già caldo a 180° per circa 40 minuti, far raffreddare e cospargere con lo zucchero a velo.
 
 

 

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