NIght & Day



Questo weekend mi sono data alla movida milanese  (incredibile,  lo so). È stato un po' un trauma devo dire lasciare casa di sabato pomeriggio, anche se avevo tentato di ingannare il mio cervello tornando a Bg di giovedì (così, dicevo, era come se fossi tornata di venerdì e partita di domenica), ecco, ho provato ad ingannarlo, ma non ha funzionato ed è stato molto difficile lo stesso. Però, mettermi in fila dietro le transenne dei Magazzini Generali, e aspettare due ore come delle vere fan (e invece semplicemente avevo sbagliato orario) mentre Giulia raccontava le imprese dei suoi viaggi è stato molto bello. Così come il biglietto giallo e la gente emozionata e le luci blu. Anche il gruppo spalla ci stava, un po' rock anni settanta con le camicie di velluto e i baffetti da adolescente ma ci credevano un sacco ed erano anche bravi. Si chiamano tipo Hidden Charm. Ed infine cavolo, quanto sono bravi gli X Ambassadors! A me piacciono molto, ma non è che urlacchio e piango se li vedo,  come invece le donnine davanti a me che quando Adam ha dato a una un plettro quella se lo spalmava sulla faccia manco le avesse dichiarato amore eterno, però quando sei lì e ti capita che ti guardino e ti sorridano e poi scendono dal palco e tendono le mani anche tu cedi un po' alla dinamica fan ossessiva e cerchi assolutamente di toccarli e di farti notare e di prendere il plettro caduto vicino al tuo piede ma che la tipa accanto ha prontamente coperto con la sua borsa. E ci sta, è stato molto divertente, Sam si muove benissimo e anche io avevo stra voglia di ballare.


Uscire da lì a sera inoltrata, con il fumo della sigaretta calda, e le orecchie piene di rimbombo, mi ha fatto sentire in comunione col mondo. La cosa giusta al momento giusto. E avevamo una gran fame. Vagabondando verso casa siamo state attratte dalla scritta el mojito de Hemingway, dai divanetti colorati e dalla musica cubana e siamo entrate in un bordello  di tavolini, lampadari di conchiglie, chitarrine e foto autografate di tutti alle pareti piene di scritte, bandiere cubane perfino incollate al soffitto e persone color caffè su di giri per il rum. Il posto si chiama La Boteguita del medio, succursale dello storico locale di L'Avana famoso per essere frequentato da tantissima gente interessante, tipo appunto Hemingway, che lasciava foto autografate e messaggi sulle pareti. Noi abbiamo mangiato crocchette di pesce e fajias di pollo con moros y cristianos e platano fritto, oltre che gli immancabili mojitos.








La mattina dopo (10.30, abbastanza onesto direi, no?) abbiamo capito che  fare colazione senza latte ne cereali forse non era il caso e abbiamo pensato di darci alla pazza gioia da Cioccolati Italiani. In realtà volevamo fare brunch ma era troppo presto e bisognava prenotare e quindi abbiamo fatto colazione  (che il tizio ci ha corretto in breakfast almeno cinque volte tipo, vorremmo fare colazione  Si, il breakfast Ehm, ok, si, la colazione Certo, adesso il mio collega vi fa sedere per il breakfast). Vi avverto, se decidete di farla sta colazione, pardon breakfast, preparatevi dei lavori forzati da fare dopo e a saltare il pranzo, perché il cibo è tantissimo e così meraviglioso che dovete assolutamente finirlo ( sinceramente per fortuna che non abbiamo fatto brunch perché non so come si faccia a mangiare tutta la colazione più un piatto del pranzo). Per prima cosa vi portano succo e acqua in brocche bellissime, poi un piatto con una brioche salata che mangiate subito e pane dolce caldo e burroso, pane tostato e una brioscina dolce che non dovete toccare perché vi serviranno come base per quel che arriva ora: burro, marmellata di albicocche, nutella e cioccolato fondente fuso e cioccolato bianco fuso ( che io ho messo nello yogurt<3). E poi latte con schiuma così che se ci versate il caffè diventa un cappuccino strepitoso e anche yogurt con frutta e cereali da versarci dentro e poi morire, tutto in barattolini e dosatori che, lo dico, volevo rubare tanto erano belli. Alla fine non mi si chiudeva più il cappotto e siamo andate rotolando fino a s Ambrogio perché altrimenti ci addormentavamo al semaforo fuori casa.



















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