Ritagli di un pranzo di Pasqua

Heilà.
Oggi scrivo dal computer nel mio appartamentino boho di Milano. Mettiamola così dai. Sto cercando di superare un piccolo momento di sconforto dovuto al fatto che sono qui da sola abbandonata dai miei amici (si parlo proprio di te), cercando qualcosa da fare che non implichi studiare perché forse mi angoscerei ancora di più. In verità se uno si siede sul divano, non accende la tivù (facile, qui non c'è) resiste alla tentazione di non cazzeggiare  pardon, perdere tempo con Internet e si chiede sinceramente "che faccio?", troverà mille cose da fare. Tutto ciò a cui avete detto "faccio dopo", ecco questo è il momento di farlo. Nelle serate in cui sono abbandonata -non molte grazie a Dio o sarei già scappata a Bergamo piangendo- ho fatto le cose più produttive della mia vita, tipo pulire di fino, sistemare i vestiti dell'armadio e dei cassetti in ordine di colore ebbenesì, riordinare la credenza e il frigo, la libreria, rammendare la giacca, guardare le foto del computer, scrivere mail, fare il punto su certe cose che mi sono successe e che ho bisogno di scrivere e così via.
Adesso ho deciso di scrivere per bene questo post, e di dirvi di due cose in particolare che ho cucinato in questi giorni di vacanza per il pranzo di Pasqua. Bisogna prima di tutto dire che era la prima volta a mia memoria (non è vero, diciamo la prima volta in cui ne sentissi la responsabilità) in cui abbiamo invitato a casa i parenti e quindi abbiamo cucinato noi. E' stato un gran lavoro di squadra e ce la siamo cavata egregiamente devo ammettere. Mia madre ha fatto la portata principale e i contorni, mia sorella antipasti assieme a me e manovalanza, e io in più il dolce. Io personalmente me la sono goduta e anche la mamma, cosa ancora più sorprendente visto che cucinare non è proprio il suo hobby preferito. Invece si è detta "molto soddisfatta della giornata". In più tutto ciò che abbiamo cucinato era semplice e primaverile; avevamo ingredienti buoni, come le erbe coltivate da mia sorella sul terrazzo e le uova del pollaio di un amico, perciò è venuto naturale esaltare la genuinità dei prodotti con ricette che nascevano dalle tradizioni e dagli accostamenti prodotti dal cervello se pensi Pasqua: insalata di patate e polpo con pomodorini, uova ripiene, polpettone con gli spinaci secondo la ricetta della nonna, macedonia di fragole con gelato alla panna.


Tra gli antipasti io ho fatto queste bruschette semplicissime, con pane tostato e pomodorini conditi con olio, sale e origano fresco. Ma il pezzo forte è stata la pasta di aglio orsino che mia sorella ha prodotto in quantità industriale dopo essere andata a raccoglierlo nei boschi settimana scorsa. La ricetta che vi propongo deriva da un po' di rimescolamenti tra cose che ha trovato in internet e sui suoi libri di erbe (è un po' hippie diciamo, ma come tutte noi) e le dosi sono per un barattolo.

Pasta di aglio orsino
20 foglie di aglio orsino
30g di grana grattugiato
30g di pecorino grattugiato
70ml di olio evo
60g di frutta secca mista (qui soprattutto noci e nocciole, poi qualche manciata di pistacchi e pinoli)

Semplicemente, lavare le foglie d'aglio, poi sminuzzarle e metterle con il resto degli ingredienti nel mixer. Tritare fino ad ottenere una pasta. Si conserva per qualche giorno in frigo, sempre con lo strato d'olio sopra, come si fa con il pesto. Se avete pazienza e mortaio, usate quelli.
E' perfetta per bruschette e crostini, anche come condimento per la pasta (poca, e solo se il vostro fidanzato è via), oppure una cucchiaiata in zuppe, risotti al parmigiano, nel ripieno della torta salata, nell'insalata di polpo...



Invece il mio dolce meraviglioso è stata una crostata al limone che era un po' che vedevo in giro e sognavo, quelle che sono fatte solo di crosta di frolla e crema al limone. La ricetta è di Donna Hay, e il risultato è un dolce stupendo secondo me, perché la crema è asprina e veramente limonosa. Se non vi piace il genere potrei dirvi di usare più zucchero ma detto con amore, fatevi un'altra torta.
Con la frolla avanzata ho fatto dei biscottini da mettere sopra la crema invece delle striscette, ma qualcuno si è mangiato anche quelli delle fette avanzate, così non potete vederli nella foto (anzi ne vedete l'impronta, perché il nostro ladro non è molto furbo).

Crostata al limone
per la frolla
225g farina
125g burro freddo a dadini
2 cucchiai di zucchero
acqua ghiacciata

per la crema
180ml succo di limone
110g zucchero semolato
3 uova
185ml panna

Cominciamo con la frolla. Mettere la farina setacciata, lo zucchero e il burro freddo a dadini in una ciotola e, lavorando con la punta delle dita, far assorbire il burro alla farina fino ad ottenere delle briciole di pane. Impastare con due/tre cucchiai di acqua ghiacciata, formare una palla, avvolgerla con la pellicola e mettere in frigo a riposare per circa 30 minuti.
Accendere il forno a 180 gradi. Stendere la pasta in una sfoglia di circa 3mm e foderare uno stampo da crostata leggermente imburrato e infarinato. Livellare i bordi (se via avanza della pasta  rimpastatela e fate delle decorazioni tipo biscotti da cuocere e applicare sulla crema quando sarà cotta), coprire con carta da forno e dei pesi tipo riso o fagioli crudi e infornare per 10 minuti, poi togliere i pesi, abbassare la temperatura a 140 gradi e cuocere per altri dieci minuti, o finché la crosta non sarà dorata. Intanto mettere il succo di limone e lo zucchero in una ciotola resistente al calore posta sopra una pentola in leggera ebollizione (mi raccomando, cucinateci qualcosa nella pentola, così da non sprecare l'acqua!). Mescolare finché lo zucchero non si scioglie, poi aggiungere la panna e le uova e mescolare bene per altri cinque minuti. Versare la crema nello scrigno di pasta e cuocere in forno per 20/25 minuti. Sfornare, decorare con i biscotti e lasciar raffreddare.



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