Falafel e cose semplici

Chissà chi sono le persone che leggono questo blog. Chi sono le tre visualizzazioni che ho visto ora entrando in Blogger per scrivere questo post. Boh, probabilmente quasi nessuno. Se ci siete, ditemelo. Scrivete solo "Ciao! Mi chiamo [metti il tuo nome] e la cosa che mi piace fare più di tutte è [scrivila qui].". Puoi scriverlo in qualunque lingua tu voglia, anche la lingua nera dei Sith è accettata.

So di essere un po' in ritardo. Ho ricette arretrate da condividere e molte cose che vorrei raccontare. Non so bene in che ordine farlo, perciò comincerò dalla ricetta. I falafel! Sono buonissimi. Ognuno di noi secondo me si ricorda un momento molto bello in cui ha mangiato queste piccole e buffe polpettine di ceci. Per me sono state un pasto strameritato nel ghetto ebraico di Roma con quella che ora è la mia coinquilina Giulia, nel nostro primo viaggio da sole, a 17 anni, nel quale lei ha imparato che prima di colazione io non so comunicare con l'esterno. Cucinarli poi ha creato un nuovo buffo ricordo, la vittoria mia e di Camilla che insieme siamo riuscite a prepararli, mentre da separate abbiamo fatto tutte e due degli errori. Il punto davvero tricky della ricetta dei falafel è questo: bisogna usare i ceci secchi, lasciati in ammollo nel doppio del loro volume di acqua per almeno 12 ore. Fatto ciò, per frullare con successo questi legumi che, per quanto siano gonfi d'acqua, sono pur sempre crudi, dovete inevitabilmente aggiungere un liquido, acqua o olio o una combinazione dei due (come noi), regolandovi fino ad ottenere un composto modellabile. Attenzione perché questa cosa non ve la dice nessuno, ci siamo arrivate noi con la nostra profonda intelligenza (oppure per colpa di un frullatore non molto frullante, e questo mi fa correggere la mia affermazione precedente: provate a frullare i vostri ceci senza ulteriore liquido e, qualora non ci riusciate, sapete cosa fare). Di per sé, la ricetta è semplice: vi servono 300g di ceci ammollati come sopra, due scalogni tritati (o una cipolla bianca o una cipolla rossa), due spicchi d'aglio, un mazzetto di prezzemolo, sale qb, semi di cumino qb abbondante (sono buoni), olio extravergine d'oliva qb; tutte queste cose vanno frullate insieme (mi raccomando), fino ad ottenere un composto umido e omogeneo, da rassodare con due cucchiai di farina di ceci e una permanenza in frigorifero di almeno mezz'ora. Trascorso questo tempo, formate delle palline aiutandovi con un cucchiaio, appiattitele un pochino e 1. cuocetele in forno statico a 200° per circa 20/30 minuti oppure 2. friggetele in olio ben caldo, 2/3 minuti per lato. Quelli che vedete sono cotte in forno, e servite nella pita con pomodorini e una crema di feta e menta.


Per il resto, non è che io abbia moltissima voglia di cucinare. O meglio, la mia cucina è diventata davvero molto semplice, qui a casa. Oggi ho letto un pezzetto di Kerouac in cui dice che fare l'autostop è faticoso per l'anima, perché ti senti in dovere di intrattenere il tuo autista, come se dovessi fargli vedere che ne è valsa la pena tirarti su. Mi è venuto in mente adesso perché pensavo alla differenza tra questa cucina e quella che facevamo io e Frappa a casa sua, e un po' mi è sembrato calzante, anche se là c'era sicuramente anche la componente di caricume reciproco nel fare cose fighe. Fatta questa premessa, io sto scoprendo che la semplicità è meravigliosa, e basta appuntarsela per farla entrare nel proprio repertorio di cucina. Mentre scrivo queste righe sto aprendo il mio quaderno del tutto per cercare le note sulle insalate che ho mangiato in questi giorni: la prima era di radicchio rosso con fagioli borlotti e cetrioli, conditi con una salsa trovata spulciando il cavoletto che per giorni ho usato dappertutto (2 cucchiai di zucchero+4 cucchiai di salsa di soia+2 cucchiai di aceto bianco+3 cucchiai di salsa tahina, da scaldare un pochetto per far sciogliere bene tutto-BUONISSIMA); la seconda era ancora più semplice, solo pomodorini e fagioli borlotti con olio, sale e basilico, serviti con del riso basmati bollito, una combinazione che potrebbe sembrare senza senso, ma io ero ancora più stupita di voi nello scoprirla così buona. Ancora, stasera io e la mamma ci siamo mangiate delle fragole con l'aceto balsamico e lo zucchero di canna, una cosa che io e Giulia facciamo sempre e che è davvero la fine del mondo. A pranzo ho cucinato - ma direi più che altro assemblato - una nourishing bowl da brava vegana con farro, fagiolini conditi con salsa di soia, pomodorini, hummus e mandorle ed è stato bellissimo.


E potrei andare avanti per sempre. Santo cielo, adesso mi è tornata in mente quell'insalata devastante con il radicchio e vorrei mangiarla, ma sono le 22.17 e forse non è il caso. Visto che domani mattina vado a fare una cosa molto bellina, se non piove - non so da voi, ma qui piove sempre - sarà meglio che io vada a dormire, così posso raccontarvela. Ciao! Solita conclusione no sense che mi contraddistingue. 

Commenti

  1. Ricetta meravigliosa! Hai proprio ragione, i semi di cumino sono buonissimi e credo siano quelli che rendono cosí saporito il tutto! Le mie palline si sono un po distrutte per diversi motivi, il più importante credo sia che non ho pesato i ceci prima di usarli (upssss). Noi abbiamo fatto una simpatica insalata con pomodori, cetrioli, cipolla, yogurt e menta. Questo blog e' una figata! Ciao. J

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    1. Grazie J. Parlata! Sono felice che ti sia piaciuta! Ti ringrazio tanto per il feedback e per i complimenti. Anche t sei una figata.
      Cloroformio. M.

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