Quattro cose sparse

 


1. La settimana del mio compleanno è finita senza troppo rumore, io sto bene e mi sono abituata alla mia nuova età che poi è uguale a quella prima, solo che suona molto più solenne. Quando ormai cinque anni fa compii vent'anni, dicevo a tutti che avrei dichiarato di avere quell’età fino a quando non ne avessi compiuti trenta, ma in verità il piano non mi convinceva moltissimo, e infatti non l’ho mai davvero attuato. In fondo tutti i numeri hanno la propria ragione d’essere, un colore, una forma e una sensazione precisa nella mia testa. Per esempio 25 è marrone e arancione, con delle trasparenze, duro, solido e spigoloso, come fatto di marmo, penso perché è come se fosse un cardine, un numero che scandisce in modo più netto di altri il tempo e le età della vita: il cinque, il quarto di secolo, il cuore della giovinezza…queste cazzate qui. Alla fine conta come ti senti tu, no? L’età è solo un numero. Io continuo a prendermi cotte per i ventenni, i trentenni mi sembrano vecchi e l’unico venticinquenne per cui potrei fare un’eccezione è Thimotée Chalamet, in particolare con i capelli di The King. Ma solo perché è lui, eh.

2. Con questa cavolo di mascherina non sento l’odore dell’autunno. Mettendola prima di uscire e togliendola in appartamento da sola, o quando mangio, sento esclusivamente l’odore del cibo (interessante) e quello del mio profumo (questo, molto buono). Ma l’aria è fredda, pungente e porta pioggia, pizzica il naso al mattino per via della nebbia, in viale Vittorio Emanuele sa di affumicato perché i venditori ambulanti cominciano presto a preparare le caldarroste, mentre la sera è dolce e aromatica per i fumi dei camini, sa quasi di zucchero e dolci caramellati – ieri è stata una sorpresa accorgermene mentre chiudevo le imposte, mi sembrava di passeggiare tra le bancarelle di una fiera.

3. Ci sono così tante varietà di legumi che potreste mangiarne un tipo diverso al giorno almeno per una settimana, se non per due, lo sapevate? È incredibile, lo so. Alcuni mi sono ancora totalmente sconosciuti, altri li sto scoprendo man mano. Per esempio, avete mai sentito parlare dei fagioli stregoni? Nemmeno io, ed è difficilissimo reperire informazioni. So che sono originari del Piemonte, e sono piuttosto grossi, chiari da crudi e marrone scuro scuro da cotti. Li ho cucinati con uno spicchio d’aglio per un’ora e mezza, dopo averli lasciati in ammollo per una notte, e ci ho fatto una sorta di hummus, con tahina, olio, sale, pepe (niente limone, e di aglio mi è bastato quello della cottura).

4. Mi hanno regalato un libro molto utile, che mi aiuterà a diventare sempre più attiva contro lo spreco alimentare: “Il grande libro delle bucce” di Lisa Casali. Tra l’altro, “buccia” è una parola che io uso spessissimo per indicare l’involucro esterno di qualsiasi cosa, perciò mi ha conquistato subito. Ho scoperto che la scorza della zucca si può mangiare! Soprattutto quella di alcune varietà di zucca, come la Delica. Ieri ne ho cotta mezza (saranno stati 400g) in padella, dopo averla tagliata a dadini, con un giro sottile sottile d’olio, un bel cucchiaio di burro di soia e un pizzico di sale. Si è caramellata e abbrustolita che è un vero godere, me la sono mangiata così, caldina, con un po’ di hummus di fagioli e un pezzo di pane, mentre per pranzo ho usato gli stessi ingredienti per condire 80g di farro lessato, stemperando la crema con un bicchierino di acqua di cottura del farro. Molto molto buono.


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