Cookies con tahina, cioccolato e farina di segale.
Oggi faremo un viaggio insieme. Proprio in questo periodo in cui non si può viaggiare, noi invece partiremo, perché condividiamo un piccolo, fortunato, segreto. Siete pronti?
Iniziamo nientemeno che da
Parigi. La ville lumière. Ci siete mai stati? Che ricordo ne avete? Oppure,
come ve la immaginate? Io le associo a boccioli di rose e alla luce chiara e
fresca della primavera, ma è buffo perché ci sono sempre stata nelle stagioni
fredde, con la pioggia, i lampioni riflessi nel bagnato e le mille tonalità
calde delle foglie autunnali. Il potere di Parigi è così, incredibilmente
romantico ed evocativo, capace di persistere nelle menti sinestetiche a dispetto
dei loro ricordi. In questa metropoli così magica – attenzione che esiste anche
la magia nera, e di certo pure a Parigi -, c’è un locale, Mokonuts, dove puoi
fare colazione, pranzare, fare merenda. Non vi evoca il marrone delle nocciole? Proprio questo è il
colore del legno dei mobili, assieme al caldo bianco panna dei mattoni e
all’azzurro carta da zucchero dell’esterno. Il colore di aprile. Il mese di
Parigi.
Da Mokonuts non ci sono mai
stata, non sapevo nemmeno della sua esistenza fino a qualche giorno fa. Ne sono
venuta a conoscenza grazie ad un uomo, un ragazzo in verità, inglese, a boy, The boy who bakes. Ed Kimber, questo è il suo nome, racconta di essersi finalmente
deciso ad entrare in questo localino attratto dalla fama dei suoi cookies, in
stile americano, forse l’unico pezzo di pasticceria che non si riesce a trovare
fatto come Dio comanda a Parigi – secondo me non sanno fare
nemmeno il tiramisù, ma questo non è l’argomento del giorno. È molto divertente
vedere come sia rimasto lontano da questi famigerati cookies pensando che
cavolo! Siamo a Parigi! Cosa me ne frega dei cookies americani. E invece
qualcosa deve essergliene fregato ad un certo punto – la curiosità eh? Una
vecchia guaina che fa fare cose impensabili, tipo passare le colonne d’Ercole
per poi arrivare ad una montagna che, ops, è il Purgatorio e nessun vivente può
vederla senza permesso quindi giù tutti annegati nel mare, giusto per fare un
esempio. Dicevamo. Ed entra, si mangia i cookies, rimane estasiato da quelli
con tahina, cioccolato e farina di segale e li rifà a casa. Un ragazzo
londinese cucina dei biscotti americani incontrati in un cafè parigino.
Parigi – Londra. Ma in realtà
abbiamo saltato una tappa, ne siamo venuti a conoscenza solo ora. New York.
New York – Parigi – Londra.
Per parlarci sinceramente,
nemmeno dell’esistenza di Ed Kimber sapevo qualcosa fino a settimana scorsa.
L’ho conosciuto grazie ad uno dei mie blog preferiti, Green Kitchen Stories,
gestito da una bellissima coppia vegetariana, con tre ancor più bellissimi bambini.
Sapete qual è poi la cosa che mi carica di più? Ve la dico: sono di Stoccolma!
E anche io, un poco pochissimo, sono di Stoccolma. A gennaio ho comprato i loro
tatuaggi per bambini – che volete? L’età è solo un numero – e mi è
arrivata una busta firmata a mano con un francobollo raffigurante la regina
Silvia. Mi sono commossa. Avrete capito anche voi, David e Louise hanno rifatto
i cookies con la tahina e li hanno condivisi sul blog. Hanno aggiunto i datteri
per ridurre lo zucchero, la farina di grano saraceno per arrotondare il sapore,
e hanno sviluppato una dipendenza da questi biscotti nutrienti e friabili.
Aggiungiamo una tappa, quindi.
New York – Parigi – Londra –
Stoccolma. Vi state figurando una cartina con una linea tratteggiata tra questi
punti? Io sì.
Durante la quarantena di
primavera, GKS si è visto taggato su Instagram un numero incredibile di volte,
proprio per questi biscotti. Immaginate la nostra linea tratteggiata, il nostro
filo conduttore, che esplode come un fuoco d’artificio e va dappertutto, si
dirama in tutte le direzioni possibili. Una di queste, dopo qualche mese,
conduce il filo fino a Bergamo, che ora per me consiste in quattro stanze più
terrazzino molto vissute, una pista ciclabile per correre e una libreria in
Città Alta, senza esagerare. Qui i biscotti aspettavano da un po’ nella lista
di cose da fare e, finalmente, hanno visto la luce. Rotondi e spessi, rivestiti
di semini tra cui fanno capolino pezzettini di cioccolato traslucidi e
fondenti, ti fanno tornare bambino nel momento in cui devi modellarli e,
soprattutto, schiacciarli un poco a metà cottura: il piacere che si prova nel
premere l’impasto caldo e già un po’ friabile, sporcandosi di nero e bianco, è
primordiale e infantile, come sformare il castello di sabbia, lo stesso fiato
sospeso in reverenziale attesa che vada tutto bene. Poi sono pronti, raffreddati,
li puoi assaggiate e pensa, cresci di botto, per il gusto adulto e amaro della
tahina e del cioccolato, mescolato al dolce un po’ inusuale dei datteri e alla punta di pienezza della farina di segale. Il mio unico apporto a questa ricetta è
stato quello di veganizzarla, semplicemente omettendo le uova (ho aggiunto una
tazzina di latte di avena per tenere circa la stessa quantità di liquidi) e
usando del burro di soia.
New York – Parigi – Londra –
Stoccolma – Bergamo. Oso dire, alcune delle più belle città al mondo. Perché non
provi a farli pure tu e allunghi il filo? C’è qualcuno dall’altra parte dello
schermo che potrebbe davvero farci fare il giro del globo.
Cookies con tahina, cioccolato e
farina di segale
Mescola in una ciotola grande 125g di farina di segale, 100g di farina 00, 1 cucchiaino e 1/2 di lievito per dolci, 1/2 cucchiaino di sale. Frulla insieme 100g di burro di soia, 4 cucchiai di tahina, 100g di zucchero di canna equosolidale e 8 datteri, fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Aggiungi una tazzina di latte vegetale, frulla ancora un po’ e poi versa questo composto nelle farine. Aggiungi 150 g di cioccolato fondente tritato grossolanamente (sceglilo consapevolmente!), mescola bene il tutto fino ad ottenere un impasto omogeneo. Fai raffreddare in frigo per 2h oppure in freezer per 20min, poi forma delle palline, passale nei semi di sesamo e disponile su una teglia rivestita di carta da forno. Se vuoi, schiaccia leggermente ogni pallina. Ora cuoci in forno statico, già caldo, a 190° per 10 minuti, poi togli i biscotti, schiacciali ancora un pochetto (non dovrebbero scottare molto e puoi provare con le mani, senza farti male! È suuuper rilassante) e inforna di nuovo per altri 10 minuti. Lascia raffreddare completamente prima di mangiarli.
Ciao M.! Ho allungato il filo e ora é: New York – Parigi – Londra – Stoccolma – Bergamo - Bogotá.
RispondiEliminaQuesti biscotti mi hanno ricordato una versione dolce dei bastoncini salati che mangiavo a casa delle sorelle di mia nonna, Emma e Victoria.
Ho fatto delle variazioni alla ricetta: ho usato le uova e ho usato le prugne secche invece dei datteri perché non ce li avevo e in realtá non so se qua si trovano. Ho anche imparato a fare la tahina, anche se io la chiamo tahini e credo sia un maschio.
Comunque i biscotti sono buonissimi! Sono stati il regalo di compleanno perfetto per la mamma, le sono piaciuti tantissimo e mi ha detto di ringraziarti! Questo blog non delude mai!
Cloroformo.