Cudduraci, i biscotti di Pasqua


Pasqua in verità mi sembra lontanissima nel tempo, e invece non è stata nemmeno due settimane fa; che poi due settimane possono anche esser un periodo molto lungo, dipende da ciò di cui stiamo parlando - come sempre la distanza è un concetto relativo: tenere uno yogurt aperto in frigo per due settimane non è proprio un'idea furba, come non lo è studiare l'esame di latino nello stesso lasso di tempo, ma tutti ci rendiamo conto che lo è nel senso opposto.

Questa piccola riflessione immagino vi abbia lasciati un po' perplessi e sbigottiti, con la sensazione di non averne davvero afferrato il punto, e magari state lì con gli occhi un po' socchiusi e la testa reclinata pensando "cosa? come ci siamo arrivati qui?". Bene,  è esattamente così che io mi sento in questi giorni; sono contenta di essermi presa un momento per scrivere queste righe, e altre da altre parti, per fermarmi e guardare e assaporare il fatto che, in tutto questa girandola di eventi, il mio cuore è contento. E anche in questo punto siamo in comunione, amichetti miei, perché se siete qui, è per assaporare - questo il verbo che ci lega.

Devo dire che all'inizio un po' mi scocciava non essere riuscita a scrivere prima questo post, mi dava fastidio essermi lasciata indietro qualcosa così difficilmente riconducibile al luogo e al momento in cui mi trovo ora; in verità poi mi sono accorta che si addice perfettamente alla sensazione di sospensione che provo in questi giorni, bloccata sostanzialmente in casa ad aspettare l'esito del tampone: sono in un posto nuovo ma ancora non ci sono, sento vicine le cose di casa e lontane le cose fuori dalla finestra. Quindi, perché no? Non tagliamo ancora il filo con qualcosa di completamente diverso.


Questi biscotti che vedete in foto si chiamano cudduraci, e sono tipici della Calabria in tempo di Pasqua - però sono così buoni che potete farli sempre, secondo me. Il loro nome deriva dal termine greco κολλύρα (collura), che indica una pagnotta, spesso intrecciata: per tradizione infatti, questi biscotti si intrecciano attorno alle uova sode da far benedire - elemento imprescindibile, secondo alcune fonti. Io ho fatto un po' come pareva a me, con farina integrale, zucchero di canna e olio d'oliva, e il risultato mi è piaciuto parecchio: i biscotti sono molto più rustici, sanno di sole, pelle arsa di vecchia con i capelli grigi e gli abiti neri, e ombra di uliveto scosso dai primi venti tiepidi di primavera. Ho scelto la scorza d'arancia, e ho mantenuto le due uova nell'impasto - volevo provare a farne la cornice per delle uova decorate, e alllora tanto valeva lasciarcele anche dentro, nonostante il mio esperimento alla fine non sia andato molto bene. Condivido con voi, quindi, la mia ricetta, e spero che vi piaccia tanto quanto è piaciuta a noi! Se li servite con una cioccolata calda, fatta con del buon fondente fuso nel latte d'avena, vi assicuro che non ve ne pentirete (olio d'oliva+arancia+cioccolato sono squadra che vince non si cambia).

Cominciate mescolando bene insieme 500g di farina integrale, 125g di zucchero di canna equisolidale muscovado, un pizzico di sale, la scorza di un'arancia e una bustina di lievito per dolci; aggiungete 2 uova, mezzo bicchiere d'olio d'oliva, un goccio di vermut e del latte vegetale se serve, fino ad ottenere un composto omogeneo; ora staccate delle palline e modellate in trecce e ghirlande, inserendo da qualche parte un uovo sodo, se vi va (se cercate in internet i cudduraci vi usciranno forme incredibili). Disponete i biscotti su una teglia coperta di carta da forno, spennellateli con del latte vegetale e cuocete a 180° per 20 minuti.  

Ciao! Tante care cose e a presto!


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