La casetta di Märsta e una torta al cioccolato.

Non so se avete mai vissuto all’estero, o a Milano - che é estero per me - o comunque fuori casa, per un periodo o per sempre; ogni volta c’é un momento per me, quando mi trasferisco in un posto nuovo, in cui mi rendo conto davvero di essere via da casa. Ed ha un odore ben preciso, di legno chiaro, dolce e caldo, e una luce tutta sua, quella di un mezzogiorno incredibilmente luminoso, un pochino straniante. L’odore forse può cambiare, perché questo che ho descritto é decisamente legato alla Svezia, ma lo é in effetti anche il tipo di luce, se ci penso bene, e penso che tutto sia nato nel giro delle prime mie ore passate in questo paese il 1 settembre 2019: l’odore della casa nuova, la luce del paesaggio fuori dal finestrino del treno della stazione di Märsta, che potete vedere qui:

Che cosa provo? All’inizio pensavo fosse solitudine, e non in un’accezione negativa, ma semplicemente la constatazione di essere adulti e sulle proprie gambe in un posto totalmente nuovo, e sei da solo non nel senso che non c’é nessuno per te o con te, ma che sei cosciente di essere sulla strada della tua propria personalissima vita. Ma poi no, ci ho pensato un po' di più e mi sono accorta che non é davvero questo quello che provo: non é la mia solitudine che percepisco, ma piuttosto quella del posto intorno a me, che é solo rispetto alla mia persona, ancora sradicato dalla rete di nessi che forma il mio centro affettivo; in una parola - non é familiare, é terra vergine e inesplorata. La Svezia sta cominciando a perdere questo sentore di legno e luce, semplicemente perché ormai in totale ci ho passato 8 mesi, anche se non continuativi, e un anno é presto fatto; però venerdí, in cui ho lasciato la mia casetta bellissima in centro ad Uppsala e mi sono trasferita per una settimana nella periferia di Stoccolma, l’ho sentito di nuovo, forse anche perché pure questa casa in cui trovo ora é di legno, tiepido e odoroso sotto il sole, é il cielo é molto azzurro e luminoso. É bello entrare in familiarità con un luogo e poterlo chiamare casa, ma questo senso di nuovo e di vento é una cosa che mi fa tenerezza ricordare.

E poi ho cucinato una torta - cosa fai in una casa nuova, se no? -, che é molto simpatica perché é in sostanza la torta al cioccolato vegana di base, e cambiando gli ingredienti che la compongono, potete ottenere ogni volta una torta diversa. Per esempio, i 250g di farina, originariamente suddivisi in 100g di farina di farro e 150g di farina 00, possono essere gestiti un po' come vi pare, in base a quello che avete in casa; lo zucchero di canna può essere ridotto e sostituito con dello zucchero bianco, alla voce "latte vegetale", potete sbizzarrirvi con la fantasia (io oggi ho usato 100g di yogurt di avena alla vaniglia sciolti in 100g di acqua, perché avevo solo quello), così come per quanto riguarda le aggiunte speciali, oltre al cioccolato previsto dalla ricetta, che se vi va potete omettere; raccomanderei di mantenere inalterati solo il cacao e l'olio di cocco, perché sono i gusti che identificano questo dolce, ma se per esempio vi viene voglia di una torta al cioccolato vecchia scuola, niente vi vieta di usare del burro vegetale fuso, magari con un po' di vaniglia. Fatte queste premessa, ora vi elencherò gli ingredienti della mia versione preferita, e poi voi fate come volete, mentre il procedimento é intuitivo, metti tutto in una ciotola, mescola bene e inforna a 180 gradi in forno caldo ventilato per 25/30 minuti. E fine.

I miei ingredienti sono questi: 100g di farina 00, 50g di farina di segale, 8g di lievito per dolci, 120g di zucchero di canna, 25g di cacao in povere, 200ml di latte di avena (ma la combo 100g di yogurt in 100g di acqua mi é piaciuta, provatela se vi capita), 100ml olio di cocco, 35g di cioccolato fondente tritato, 1 pizzico di sale

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