The Pasta Rossa Project. Paccheri alla Vittorio

Una volta in seconda liceo, una mattina in cui io ero assente, la mia prof di filosofia fece vedere Matrix in classe; quando tornai il giorno dopo, tutti non facevano altro che parlarne e parlarne, e io decisi, mossa dall’irritazione, che mai nella vita, cascasse il mondo, avrei visto quel film. Quattro anni dopo, il 20 febbraio 2017, il mio amico Simone, studente di filosofia, mi obbligò, con subdoli trucchetti Jedi, a vedere Matrix, e io decisi, mossa dall’irritazione, che ogni anno per tutta la vita, cascasse il mondo, avremmo rivisto Matrix il 20 febbraio.

Alla fine é diventata una bella tradizione, e io devo confessare di trovare Matrix uno dei film più fighi di sempre - c’é davvero un sacco di filosofia dentro -: ogni anno in quel particolare giorno, Simone veniva nel nostro appartamento, cucinavamo insieme e guardavamo il film; a volte invitavamo altre persone, a volte Simo si fermava a dormire sul divano perché tanto ci eravamo già addormentati, a volte ci capitava di non farcela nel giorno giusto, e di fare finta che un'altra data a caso fosse il 20 febbraio, fermando il tempo e mitizzando la realtà come in ogni rito che si rispetti.

Con la mia partenza, la tradizione é morta, ma mi é rimasta la ricetta della pasta. E che pasta, direi: un piatto iconico dell’unico ristorante tristellato bergamasco (questo qui - guardate quanto é vecchio stile, con la tovaglia bianca e il gelato con le fragole e il pergolato per il ricevimento della Cresima - mi fa venire voglia di mettermi delle calzette di pizzo bianco e le freccine a corona), semplicissimo per preparazione ed ingredienti, ma così buono che continuerete a sognarvelo per anni (giuro). È stata questa ricetta che mi ha messo per la prima volta la pulce nell’orecchio e mi ha fatto notare quanto potenziale nascosto ci fosse in un piatto di pasta al pomodoro, e ha fatto nascere The Pasta Rossa Project.

Non vi scrivo io la ricetta, ma vi lascio il link ad un video in cui viene preparata dallo chef del ristorante, perché, come ogni ricetta semplice che si rispetti, servono ingredienti perfetti e pochi passaggi ma precisi, e non c’é niente di meglio che poterli vedere per ripeterli alla lettera. E fine! So che la amerete come me (e la cucina bergamasca non ha solo la polenta). Ciao! 

(P.S. credo che questa foto non renda affatto giustizia, ma ero troppo carica di condividere per mettermi a rifare tutto! Quindi mamma che sei l'unica a leggere, accontentati - scherzo, anche voi due.)


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