Pensieri sparsi da Arlanda, ore 1.06 a.m.
Ho appena fatto una delle cose più belle della mia vita fino ad ora. Sono uscita alle 23.17, con -7 gradi, per andare in aeroporto, e il mondo attorno a me era ghiacciato e brillante e stupendo da togliere il fiato. Sono così grata che sia arrivato questo momento dell'anno, in cui si va sottezero e tutto ghiaccia - mi fa sentire che le cose vanno bene e ogni filo d'erba, il manubrio della bici, il corrimano del ponte di legno che porta in chiesa sembrano fatti di brillanti. E camminare di notte osservando ogni cosa, con il respiro che ghiaccia anch'esso sulla sciarpa di lana beh, mi fa davvero felice. Ora ho solo sei ore in aeroporto da spendere in qualche modo. In verità, mi sono preparata per bene, e questo mi gasa un casino. Ho del cibo, le cose utili a portata di mano, i vestiti giusti, il libro più avvincente che sono riuscita a trovare - Storia di chi fugge e chi resta, di Elena Ferrante e, sì, ho ceduto anche io - e sono pronta a tutto. È un altro momento nella vita in cui mi sento come Jack Kerouac, e per cos'altro vale la pena vivere se non per sentirsi come Jack Kerouac il più possibile? Anche lui avrebbe speso questo tempo d'attesa a scrivere un flusso di pensieri random come sto facendo io - perché questo é esattamente ciò che state leggendo -, solo che forse non l'avrebbe fatto in un post di Blogger scritto da un Mac. Sapete che si dice che abbia scritto On the Road di getto su un unico rotolo gigante di carta per macchina da scrivere, fatto da tanti fogli che continuava ad incollare insieme? È la cosiddetta versione del '51, e pare che non l'abbia riletta prima della pubblicazione - chi lo sa. Di certo l'ha corretta in qualche modo, perché il libro del '57 é un po' diverso. Ma comunque. Guardare questa foto di raggmunk e bacon mi ha fatto venire fame. Forse dovrei mangiare il mio panino? Ma se me lo mangio adesso che non é nemmeno l'una, come faccio poi fino alle 9, orario in cui potrò fare colazione a Parigi? Minchia che colazione mi faccio a Parigi. E quanto fa figo dire "faccio colazione a Parigi", quando Parigi non é nemmeno la destinazione finale! Mi mancava scrivere così, di getto; sono troppo controllata ultimamente, e ci sta, ma sono soddisfatta nel vedere che riesco a scrivere alla Kerouac mantenendo un livello di controllo maggiore di prima, così che rimanga l'effetto flusso di coscienza ma senza che ne risentano coerenza e coesione, il che vuole dire che voi leggete e pensate "toh come fila la frase", e vi sembra tutto naturale. Come é, poi, ma fatto bene. E basta direi, mi fermo qui. Non tradurrò in inglese perché la vedo molto dura - ecco perché non uso spesso questo stile! - e forse forse nemmeno rileggerò.
Beccatevi foto di cibo svedese molto buono che dovete passare a provare se venite ad Uppsala - ditemelo che vi ci porto io, dovrebbero farmi una tessera fedeltà.
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