Appunti di feste italiane

Pensavo che non sarei stata in grado di scrivere questo post oggi, perché ho tantissima fame e niente cibo, e scrivere di cucina mi sembrava troppo doloroso. Poi però ho comprato delle patatine sul treno, mi sento meglio e quindi perché no. Sono diventata una pro delle traversate in treno, e sul fronte dell’alimentazione, ho capito che carboidrati semplici e salati sono la cosa migliore per me, e un bel pacchetto di patatine in caso di nausea - cosa imparata in barca e che si é dimostrata insospettatamente utile in molte occasioni. Amo sempre di più questi lunghi giorni in treno, mi godo tutto il tempo che vivo come una piccola fiera culturale tra me e me, mi preparo per tempo con i libri che voglio leggere e i film che voglio vedere e i podcast che voglio ascoltare, e mi ricarico per la routine più complessa che verrà dopo. Sono ore solo mie, di decompressione tra un paese e l’altro, dove smetto di appartenere ad un luogo per cominciare piano piano a farmi riassorbire dall’altro, sento il cambio di temperatura, vedo il mutare dei paesaggi. Sono sempre stata una creatura di nostalgia, ed é come se avessi trovato nel treno la dimensione temporale che mi corrisponde, che mi rende lo strappo più delicato e dolce.Mi sono accorta che anche l’ultimo post era stato scritto in treno, nel viaggio di andata, e quindi, come allora avevo lasciato qualche appunto sulla cucina delle feste in Svezia, ora ne lascio altri sulla mia cucina natalizia in Italia, estremamente personale e soggettiva. E, giusto per smentirmi, cominciamo con qualcosa di svedese.

Ecco a voi un meraviglioso cocktail di mia invenzione, aka un gin tonic fatto con lo Julmust invece che con l’acqua tonica, ovvero una specie di cola molto dolce e speziata che in Svezia si beve a Natale (=Jul) e che si può trovare in versione molto cheap in bottiglie di plastica al supermercato, oppure in fancy bottiglie di vetro con sfumature molto interessanti. E basta, ci fate il gin tonic uguale al solito, non é male e anzi molto beverino, quindi vi ubriacate subito perché lo bevete tutto d’un fiato - ma forse questa sono solo io.


Secondo appunto felice che vorrei fissare, il cenone della Vigilia, che da quest’anno é stato ufficialmente istituito in casa nostra da me. Di conseguenza, mio completo dovere e diritto scegliere il menù e cucinarlo, ovviamente tutto vegano. Qui potete vedere le cose che ho amato di più: dei cavoletti di Bruxelles - lessati, disposti su una teglia, schiacciati con un bicchiere, strofinati con uno spicchio d’aglio e conditi con olio e sale, poi cotti in forno statico a 200° per 15 minuti + 5 di grill - e cavolfiore al forno con limone e paprika - semplicemente fatto a pezzetti e condito con paprika dolce, olio, sale, pepe e e fettine di limone, cotto in forno statico per 20/30 minuti a 230° e servito con una salsa verde di prezzemolo, capperi, olive e limone (idea di bluebirdkitchen che trovare sul suo Instagram). Abbiamo mangiato questo, ed altro, ascoltato lo Schiaccianoci di Čajkovskij e visto una brutta versione del Canto di Natale di Dickens.

Gran finale, la mia più preziosa conquista di queste feste, ovvero i ravioli vegani - accanto ai casoncelli originali, s’intende; solo tre persone ne hanno voluta una porzione, ma tutti i miei cugini sono stati felici di provarli, e mi hanno davvero colpito. Forse non sono in grado di rendere giustizia all’immenso traguardo raggiunto, ma per darvi una pietra di paragone, la mia famiglia é quella che, nel giorno del mio coming out vegano nonché festa della mia laurea che era avvenuta in quarantena primavera 2020, ha fatto un barbecue. E ho detto tutto. Comunque, i miei ravioli sono quelli più chiari, a sinistra, e vi consiglio di provarli, perché sono molto buoni: la pasta é fatta semplicemente con farina e acqua, mentre il ripieno di ispira ad una ricetta di Cucina Botanica, ed é fatto tritando insieme 400gr di lenticchie, 1 aglio, pomodorini secchi, sale e pepe; formate delle palline, inseritele in dischi di pasta sottile e chiudete a mezzaluna. Potete cuocerli subito, o il giorno dopo quando saranno secchi, e congelarli, se volete. Sono cotti quando vengono a galla nell’acqua salata in cui li state lessando, e vi consiglio di ripassarli in padella con del burro vegano fuso e del timo fresco.Per la ricetta dei casoncelli invece non posso aiutare. A presto!

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