Piccola cartolina dalla mia casa d'estate e torta alle fragole e limone.

 
Alla fine so che finisco spesso a scrivere in aeroporto, perché sono ore di attesa sospese nel limbo del tempo da viaggio, nel quale tutto é lecito e nulla sembra pigro o uno spreco o barattabile con cose considerate produttive. C'é gente che riesce a lavorare tantissimo in viaggio, io ormai mi conosco abbastanza per sapere che non sono una di queste, ma anche per sapere che "produttività" per me é pure ascoltare tutta una stagione di podcast tra Copenhagen e Amburgo, o vedere Una questione privata con Marinelli sul treno notturno che attraversa la Germania, imparare a memoria tutta la discografia dei The 1975 in volo per Bogotá e tenermi un post da scrivere mentre ricarico le cuffie, aspetto l'imbarco e uso il wifi di Arlanda. 

Di tutte le cose elencare sopra, imparare a memoria la discografia dei The 1975 in volo per Bogotá non l'ho ancora fatto, perché é proprio il viaggio che devo affrontare nelle prossime 20 ore, però è una bugia a metà visto che li sto ascoltando in loop da circa tre giorni e oltre ad aver sviluppato una cotta per Matty Healy che ormai siamo una famiglia con bimbi cane e casa al mare, ho anche una discreta conoscenza di tutta la loro musica. Ma non era di questo che volevo parlare, bensì del fatto che mi piange un po' il cuore a partire dalla Svezia a luglio (anche se piove). È sempre così, lasciare un luogo mi rende triste: anche la mia prima casa ad Uppsala, un brutto scantinato pieno di rane e polvere e buio che ho un po' odiato, mi sembrava solo e infelice una volta svuotato e non ci dovevo pensare troppo sulla via per Bergamo perché mi faceva venire il magone ricordarmelo così. È un po' ridicolo da un lato, dall'altro ho capito che mi ci devo pure apprezzare così, perché non mi posso cambiare troppo. In più la mia casa di ora ad Uppsala, e Uppsala stessa, io le amo, e lasciarle con la prospettiva che non ci starò per un po' davvero mi strazia. Mi manca la mia stanza con i mobili di legno bianco che ha ancora un angolo vuoto per una poltrona che forse non comprerò mai, e le pareti in attesa che io ci appenda le foto nuove che finalmente sono arrivate, ma anche questa é un'operazione emotivamente ingombrante che devo avere il coraggio di affrontare; mi manca il sottile odore di caffè che ci aleggia perché ho letto che assorbe l'umido negli armadi, e adesso le mie camicie sanno di espresso e tutto si mescola con quella goccia di Another 13 di Le Labo che una volta é caduta sul parquet e nei giorni caldi si fa ancora sentire - e tanto é il mio profumo preferito, quindi non mi lamento troppo; mi manca il salotto pieno di piante e di luce, le sue pareti grigine che quando é che le dipingiamo di bianco? e l'angolino con la scala di legno che é molto di design, poi le ciabatte in fila lungo la porta del giardino che é per metà nascosto alla gente da un grosso cespuglio dove vivono i ricci, e i gatti che ci vengono a trovare a cui io do il latte di nascosto da Carla perché lei ha paura sennò di diventare una grattara - che vorrà dire poi - e le piantine di fragole piantate da chissà chi davanti alle quali ti devi inginocchiare per frugare bene e emergere con piccole gemette rosse dolci come il miele soprattutto perché sono cresciute nel tuo giardino e le hai raccolte tu, e l'erba alta con i denti di leone e delle strane margheritine su cui batte il sole arancione al tramonto, lo stesso sole che entra dalle finestre e riempie gli oggetti di aureole di fuoco che spero che sia così colorato anche il Paradiso; mi manca il bagnetto piccolo organizzato male che quando ti fai la doccia lo lavi tutto completamente, che profuma di rose e limoni come le saponette di cui lo riempiamo, e l'ingresso chiaro pieno di borse giacche scarpe con le foto dei nostri compleanni e dei nostri amichetti che ci accolgono quando torniamo a casa, e la cucina lunga e fresca con quel tavolo nuovo di legno chiaro che sembra sia stato costruito proprio per lei, e la finestrella stretta tra le due grandi, giusta giusta per quando i vetri si appannano per il vapore dell'acqua della pasta ma fa freddino per spalancare tutto, e i quadretti delle stagioni che io sposto sempre per avere quella corrente in cima, che sono un po' da vecchia zia ma alla fine mi piacciono e hanno la cornicetta azzurra come me, e la libreria bianca piena di libri di cucina e Carla non sa che quella é solo una piccola selezione e ne stanno per arrivare altri, ma noi non glielo diremo.

Ma poi so che nella dispensa sopra il lavello ci sono delle marmellate d'estate ad aspettarmi, e in particolare quella di rabarbaro e fragole che ho fatto prima di partire, e questo mi da un conforto piccolo e dolce perché so che quando il coperchietto appena svitato in una domenica di novembre farà click, e io comincerò a versare il suo contenuto sulla torta sfornata, raffreddata e tagliata a metà, sentirò non solo un profumo, ma anche il caldo delle pareti di legno sule braccia in maniche corte, la luce chiara e forte che da fastidio agli occhi la mattina in cucina, il succo delle fragole del giardino sulle mani e la strana sensazione di viscoso e secco che lasciano, l'odore un po' animale dei denti di leone e quello quasi di caramella dei lillà, il freddo dell'acqua del lago e quanto si sta bene poi quando si esce e ci si sdraia sull'erba, e avrò di nuovo le lentiggini sul naso e i capelli schiariti all'attaccatura della fronte, e il tatuaggio del Lollapalooza che sbiadisce sopra il gomito, e sarò contenta. La nostalgia a me piace perché mi dice che ho vissuto.

Torta margherita con marmellata di fragole, fragole fresche e limone (la base viene da qui, un po' modificata).

Per prima cosa, procurati in qualche modo della buona marmellata di fragole; anche fragole e rabarbaro - come la mia - o fragole e arancia o fragole e quel che ti pare vanno bene.
Ora, accendi il forno a 180 gradi. Versa in una ciotola capiente 190g di zucchero, aggiungi 330ml di latte vegetale a temperatura ambiente, un cucchiaino di pasta di vaniglia e 90g di burro vegetale fuso, finché lo zucchero non sarà abbastanza sciolto; setaccia per bene in un'altra ciotola 300g di farina 00 con 16g di lievito per dolci, aggiungi la scorza grattugiata di un limone e poi incorpora queste polveri ai liquidi, un cucchiaio alla volta per evitare grumi. Cuoci la torta per 45/50 minuti in forno statico, finché la superficie non sarà dorata e la prova dello stecchino un successo. Quando la torta sarà raffreddata bene, sformala e tagliala con attenzione a metà, farciscila con la marmellata e delle fragole fresche, lavate e tagliate a metà, poi versa sulla calotta superiore una glassa molto liquida, fatta con poco zucchero (io ho usato quello semolato, ma se c'é a velo meglio) e il succo di mezzo limone; lasciala assorbire un pochino, ed é fatta. 

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