Raviolario italiano - ottobre

 E non so se sia questa serie che é nata sfortunata, oppure se sia la strana congiuntura astrale di questa settimana in cui tutto va strano - stavo per scrivere storto ma non é che poi va proprio storto, solo strano - va strano dico, eppure io me la cavo, con un umore abbastanza allegro, per la media. Sarà il paesaggio dalla finestra così grigio e nero e arancione giallo rosso che si addice alla mia natura, o tutte le cose incredibili che si accumulano in queste settimane dell'anno, che mi piacciono tanto. Non so. Sta di fatto però che la mia foto degli scarpinocc é sparita, e io di nuovo dovrò tornare a questo post e aggiornarlo in un momento imprecisato dell'anno quando avrò di nuovo sottomano questi ravioli dal nomi buffo e stropicciato.

Ovviamente la ricetta di ottobre non poteva essere altro che lombarda, e ancor meglio se di Bergamo, e visto che i casoncelli, raviolo orobico per eccellenza, lo abbiamo già conosciuto, ci rimaneva il fratellino meno noto ma forse ancora più bello - perché un pochino verde - che si chiama, appunto, scarpinocc. Anzi, scarpinocc é plurale, non credo esista un singolare e, sì, il loro nome significa una cosa tipo scarpacce, scarpe da contadino, perché alla fine hanno quella forma lì. Sono tipici di un paesino della Valseriana, Parre - scarpinocc de Par - sono ripieni di grana padano insaporito con prezzemolo, aglio e burro, e si mangiano asciutti, lessati in acqua bollente, saltati in padella con altro burro fuso e salvia - ovviamente, il sapore base di ogni festa della mia infanzia - e conditi altro, tantissimo, grana. Fine. La ricetta da seguire é questa qui, sono facilissimi e altrimenti vi potete fare una gita in Valseriana che non guasta mai. 

A presto - non ho nessuna foto da mettervi nel mentre, che tristezza. Ma arriverà! Giurin giurello.

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