Pane all'uvetta PERFETTO
Qualche settimana fa mi sono diretta tutta fiduciosa al mio punto di città preferito dove so che ci sono meli pieni di mele ad aspettare di essere alleggeriti. A parte che ho sbagliato strada due volte e una passeggiata di venti minuti é diventata di un'ora e mezza, i miei meli erano anche senza mele - raccolte da qualcun altro? Lo spero. Sta di fatto che da me no di certo. E mi stavo angosciando lievemente, per questo tentativo di attività stagionale fallito, quando poi mi sono ricordata che era sera, il cielo sopra di me era azzurro carta da zucchero con un tramonto incipiente, e che in realtà io avevo già deciso la mia missione per questo autunno, ed era il pane all'uvetta. Ho quindi accettato con me stessa che, in questa vita frenetica in cui mi trovo, mi posso dedicare ad un progetto alla volta, e assaporarlo piano piano. E poi registrarlo qui così che l'anno prossimo saprò di averlo fatto.
Ecco quindi a voi il pane all'uvetta più buono di sempre, che é ispirato, ma non é uguale, al pan tramvai. Dico ispirato perché questo pane della Brianza, che deriva il suo nome dal fatto di venir venduto ai pendolari monzesi verso Milano alle stazioni del tram, ha una ricetta regolata da un disciplinare approvato dal Comitato dei Pasticceri della Brianza (!!!) e per essere chiamato tale deve contenere il 40% del peso in uvetta. Qui forse la percentuale é anche giusta, ma per non passar guai, lo dichiariamo solo pane all'uvetta. E il suddetto pane all'uvetta, io lo amo. Sa di pomeriggio freddo in cui si é corsi dal fornaio per comprare la merenda, sa di cielo terso azzurro scuro e palazzi arancioni di Città Alta. Sa del passaggio al buio, alle sere lunghe, sa di toast della domenica e di formaggio fuso. Sa anche di Belgio e di tutte quelle colazioni che ci ho fatto assieme, con la crema di nocciole, tostato un pochino in padella fino a far caramellare le uvette. È facile da fare e con queste dosi vi escono quattro pagnotte, quindi io non posso fare altro che raccomandarvelo caldamente. Potete poi tagliarlo a fette e surgelarlo, così ce lo avrete pronto sempre in questi pomeriggi di ottobre dove bere il tè con qualcosa di dolce é un momento gioiglorioso.
La ricetta é più o meno quella del sito della Cucina Italiana. Si inizia con la biga, ovvero un pre impasto lievitato di 250 gr di farina forte (io ho usato Manitoba), 130gr di acqua e 3 gr di lievito fresco - io l'ho sciolto nei 130gr di acqua tiepida; impastate tutte queste cose insieme con l'impastatrice o a mano, fino ad ottenere un composto omogeneo, e fate lievitare per almeno 16/18 ore - io l'ho preparata la sera prima per la sera dopo. Mettete anche a mollo 500gr di uvetta. Finita la lievitazione, impastate la biga con altri 250gr di farina - lo stesso tipo usato per la biga - 150gr di acqua tiepida in cui avrete sciolto 20gr di lievito di birra fresco, 10gr di sale - in questo ordine, e quando l'acqua sarà incorporata, perché sale e lievito non vanno tanto d'accordo - , 40 gr di burro, anche vegetale; quando avrete un composto omogeneo, fate riposare coperto per 20 minuti, poi stendetelo su un piano infarinato, aggiungete le uvette strizzate e lavorate per incorporarle - questo procedimento é descritto in maniera strana sulla ricetta di CI, io ho fatto un po' a caso, cercando di sbattere un po' l'impasto per far incorporare aria. Quando le uvette sono più o meno incorporate, rimettete tutto a lievitare per un'ora. A fine lievitazione, dividete l'impasto in quattro parti, fate delle pieghe per dare una forma a pagnotta (guardatevi un video su YouTube, é il consiglio più efficace che posso darvi), mettetele di nuovo a lievitare per un'altra ora. Cuocete a 200° per circa 40 minuti: il pane dovrà essere bello dorato e suonare vuoto quando percosso sul fondo.
P.s - alla fine poi le mele le ho anche trovate! Cheers!



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