Torta di susine per settembre
L’altro giorno ho preso il treno delle 19 da Milano, e sono arrivata a
Bergamo alle 20. Dalle scale del sottopassaggio si intravedeva una mezzaluna di
cielo violetto e, mentre salivo, cercando di con inciampare per la distrazione,
la luna cresceva e mi rivelava pezzi sempre più ampi di paesaggio. Forse vi è
capitato di arrivare a Bergamo in treno, e saprete che dal piazzale della
stazione si vede in tutta la sua gloria Città Alta incastonata sui colli; da ogni
punto del centro della città bassa in verità si ha uno scorcio sulla parte alta
- è l’unica idea buona che ha avuto il Fascismo a Bergamo – ma dalla stazione
la visuale è la più ampia. A quell’ora la città vecchia era già tutta immersa
nell’ombra viola della sera e qualche lampione già tremolava arancione a
punteggiare i colli; dietro, il cielo riprendeva questi due colori e li
mescolava e sfumava in una scala incredibile che come cavolo fanno a stare bene
insieme due cose così diverse lo sa solo Dio.
Ho pensato che nessun passaggio di stagione ha una personalità autonoma e
forte come settembre. Spesso durante il giorno fa un caldo non molto diverso da
agosto, mentre mi faccio la doccia vedo ancora il segno del costume e non mi va
di truccarmi perché mi piacciono le lentiggini del sole, però verso sera,
quando il tramonto arriva prima del solito e comincia a fare fresco, senti la
malinconia dolce dell’autunno che comincia ad avvicinarsi, e vuoi una giacca di
jeans per non avere freddo e per esprimere quel sentimento un po’ vintage che
ti cresce dentro. Io ho sempre amato le cose nette, il bianco e il nero, un
giorno preciso in cui far finire una cosa e iniziare quella successiva, ma in
questi anni si sta facendo posto in me la tenerezza per la complessità delle
cose: è tutto molto più complicato di quello che vorrei io, più cresco, più me
ne accorgo, e in fondo è questo il modo per scoprire tutta la pienezza delle
cose. Forse mi sto accorgendo adesso di quanto sia struggentemente bella una
sera di settembre, con i colori e i momenti che si mescolano, perché io stessa
mi trovo in un momento come questo, di passaggio e cambiamento e mescolamento
di tutto, e non vorrei perdermi nemmeno un briciolo di questo tempo, nessuna
sfumatura, nessuna complessità d’istante, nessuna apparente contraddizione di
colori.
Forse, ora che ci penso, sono sempre stata così; o meglio, ogni essere
umano è sempre stato così, fatto per la complessità delle cose, anzi, fatto per
la pienezza delle cose, per l’infinito - e non per dei limiti, dei cassetti,
degli scomparti in cui classificare i momenti della vita - ma fa paura, sembra
di vivere senza certezze; invece io scopro di poterlo fare solo perché in me è
cresciuta una certezza, una sola, la consapevolezza di poggiare su qualcosa di
solido e indistruttibile, da cui posso partire per andare ovunque, di essere
amata in modo incredibile e superiore alle mie forze o alle mie capacità. Ho
prove di questo tutti i giorni, sapete, e mi accorgo che in fondo, daavvero in
fondo, non mi serve nient’altro per crescere.
Ogni volta che torno a casa, sono quasi obbligata a respirare un po’ più
lentamente e a lasciare spazio al mondo tra i miei sbatti e le fatiche di quel
particolare momento, perché alzare gli occhi e vedere Città Alta, in qualunque
momento della giornata, è sempre incredibilmente bello, e molto educativo.
Torta di susine e grappa (da Cavoletto di Bruxelles, un po’ riadattata – perdonate le uova ma stavano scadendo e non si spreca il cibo, insomma)
Lavorare 110g burro di soia con 100g di zucchero di canna, fino ad ottenere una crema. Aggiungere 2 uova, una alla volta, e 3 cucchiai di grappa (la nostra era al miele, fatta da mia sorella, buonissima), poi 120g di farina di manitoba e 70g di farina di farro, un pizzico di sale, un cucchiaino di cannella, uno di lievito per dolci, e mescolare bene. Versare l'impasto in una teglia foderata di carta da forno, aggiungere 6 susine lavate e tagliate a spicchi. Spolverare con un cucchiaio di zucchero di canna e infornare a 180° in forno caldo per 45 minuti. Fate la prova dello stecchino per essere sicuri.
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