Dolci svedesi, il ritorno: la Kladdkaka

 


E quindi, eccoci di nuovo qui. Chiusi in casa per almeno due settimane, un mese probabilmente. Avete presente quel programma su Real Time, credo, che si chiama “Sepolti in casa”? Non so bene di cosa parli, credo di gente che ha accumulato così tanta roba in casa propria da aver completamente perso la cognizione dello spazio attorno a sé e della vita reale. Tutto sommato, a noi va anche bene.

Sono tornata a Bergamo perché non me la sentivo di stare in appartamento da sola per così tanto tempo, e credo di aver preso la decisione giusta, almeno per ora. Posso dare una mano alla mamma che lavora in una clinica ospedaliera e farle compagnia la sera, pulire in casa, cucinare cose buone. Con la prospettiva di fare altri quattro anni in Svezia (speriamo!), sono contenta di passare un po’ di tempo con lei.

Vado a correre tutti i giorni, tra le 16.30 e le 18 del pomeriggio, per circa mezz’ora. Ho scoperto che è bellissimo correre in autunno, soprattutto al tramonto, che è da sempre il momento della giornata che preferisco (in verità, le 17 sono il momento della giornata che preferisco, e ora cominciano a coincidere con il tramonto, perciò tutto torna). I colori di ottobre sono ancora tutti lì, ma c’è una nuova nebbiolina che li abbraccia e li rende silenziosi, come gli strumenti della Filarmonica della Scala lasciati ai loro posti a concerto finito. Il massimo dell’opulenza che riposa in pace, ed è proprio ciò che la natura fa a novembre, si mette a dormire. Mi sento molto in comunione con questo momento dell’anno, il letargo, perché, non potendo avere nessuna vita sociale che non includa uno schermo, ho un ritmo molto più lento e dormo tantissimo: faccio le scorte per quando mi sarà permesso tornare a gironzolare.

Sapete però qual è la cosa che mi ha fatto compagnia più di tutte in questa settimana? Un amico che mi ha detto: “Questo è un periodo difficile. L’uomo non è fatto per avere relazioni su Zoom, è fatto per altro. Dobbiamo legittimarci il fatto che questa situazione sia brutta e faticosa e che non ci corrisponda. Il punto non è trovarci il lato positivo o sfruttarla al meglio, il punto è se siamo aperti a ciò che può accadere anche in un momento così”. È stato estremamente liberatorio scoprire di non dovermi affannare a cercare di rendere mezze piene le cose attorno a me, ma semplicemente di dover guardare, con occhi e cuore aperti. Perciò lo condivido con voi.

Infine, veniamo al punto che ci interessa davvero. Desideravo ardentemente un dolce al cioccolato e mi sono ricordata della Kladdkaka, la torta al cioccolato svedese. Letteralmente significa “torta appiccicosa”, e questo vi fa capire quanto sia magnificamente gloriosa e goduriosa. Ricordo come fosse ieri un giorno in cui ne comprai una monoporzione al supermercato ICA dietro casa e me la mangiai dopo cena sdraiata sul mio minuscolo divano nero. Stupenda, tutta morbida e impossibile da tenere decentemente in mano, con un dolce aroma di vaniglia e la crosticina sulla superficie. Esiste anche in versione vegana, ma io non ce l’ho fatta, la nostalgia mi ha sopraffatto e l’ho fatta come si deve (più o meno, ho comunque usato un burro vegetale perché sarebbe stata davvero una cattiveria fare una torta del genere e non farla mangiare alla mamma, che è intollerante ai latticini, ma ho ceduto ad usare le uova – biologiche, almeno!). Come per i kanelbullar (eccoteli, se tu all’ultimo banco te li sei persi), vi rimando al post di Call Me Cupcake, blogger di Malmö, da cui prendo tutte le ricette di dolci svedesi di cui ho nostalgia (troppi). È brava, le sue ricette danno i risultati migliori e quindi perché mai dovrei sostituirmi a lei? Un’unica cosa: ho scelto di non aggiungere caffè perché questa torta mi piace con un forte e meraviglioso sapore di vaniglia e basta; voi ovviamente potete fare quello che vi pare.

Se passaste per caso da Uppsala, la Kladdkaka più buona secondo me si trova al Cafè Linné, che sta di fronte ad uno dei miei posti preferiti della città, il piccolo orto botanico con la casa di Carlo Linneo. Il caffè è pieno di poltrone comode e tavolini spaiati, e ovviamente ci si può fermare a leggere e studiare, come in tutti i bar da merenda in questo paese – cosa fantastica! -, e il cibo, anche salato, è squisito. Come già vi dicevo, si possono trovare piccoli dolci monoporzione anche al supermercato: attenzione però, in Svezia vale ancora di più la regola di non fare la spesa quando si è affamati, perché proprio all’ingresso troverete piccoli dispenser di dolci già pronti, ed è difficilissimo resistere. Ogni tanto potete anche non farlo, ma non mi prendo nessuna responsabilità.

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