L'Epifania tutte le feste si porta via

Primo post dell'anno 2021. Avete dei buoni propositi? Io faccio un po' fatica a figurarmi l'anno che verrà, e per la prima volta nella mia vita lo sento in tutto il suo peso e in tutta la sua lunghezza di 365 giorni. Abbiamo sperimentato che in questo lasso di tempo può succedere davvero di tutto, e, soprattutto, tante cose che non ci saremmo mai aspettati, brutte sì, ma anche belle, direi. Di recente, ho fatto un giochino con un'amica, e ci siamo elencate tutte le cose belle che sono successe in questo 2020, anche piccoline, invece di lamentarci - giustamente - come al solito: sorprendentemente, me ne sono venute in mente moltissime, anche di decisamente eclatanti, come per esempio essermi laureata e aver vinto un dottorato in Svezia, essere diventata vegana e, ancora, aver approfondito il rapporto con due amiche che prima conoscevo davvero poco. Non sono cose da nulla! Se volete, potete provare a farlo anche voi, potrebbe essere un esercizio utile e molto stupefacente.

Prima settimana dell'anno. E' stata diversa da come l'avreste passata di solito? Per me sì, perché da un po' di anni a questa parte i primi giorni di gennaio li spendevo sul Lago Maggiore a studiare con gli amici, ad Arona. Arona è un piccolo posto magico che per me sa di pietra bianca fresca, rosa e profumo di pulito: il primo elemento dipende sicuramente dall'architettura del paese, le altre due dalla casa che per me rappresenta da sola tutta Arona, ovvero la casa della mia amica Chiara, dove stavo sempre in questi giorni, o quasi. Ho pensato molto a come descrivere in modo efficace la villetta vicino alla piccola torre, con il suo giardino, le finestre, le scale, la taverna, ma non so se riuscirò a rendere perfettamente quello che provo quando sono lì. C'è tanta quiete, non perché le persone che ci abitano siano tranquille e silenziose - affatto, sono gioiosamente rumorose -, bensì perché qui io mi sento molto accolta e molto voluta, e allora sono in pace. C'è sempre un odore buonissimo, di pulito fresco e fiorito, oppure, molto spesso, di cibo, perché Lucia cucina deliziosamente: in particolare, in questi giorni di gennaio, c'è un sera in cui la casa si riempie del profumo burroso, dolce e caldo del panettone che cuoce nel forno: sissignori, un panettone artigianale, lievitato tutti i giorni che necessitava, con i canditi, la cima gonfia, bruna e crepata, la sua carta scura con i ricami d'oro tutta attorno - io mangio solo il panettone di Lucia. Ci sono tante cose in questa casa, tanti oggetti anche un po' strani, come una serie di candele di cera d'api sulla mensola della cappa dei fornelli, ma sono così belli, e così perfetti dove sono, che non bisognerebbe spostare niente. Non sapevo come descrivere lo stile di questa casa, ma poi ho scoperto il Regency del primo Ottocento, e mi è sembrato perfetto: è quello di Jane Austen per intenderci, con colori pastello, l'azzurro polvere, fiori dappertutto, anche nelle stampe della carta da parati, la porcellana, il bianco candido, panna, il color crema, i mobili di legno scuro, i bagni freschi e luminosi, le candele. Secondo me così dovreste esservi fatti un'idea. 


Di solito, arrivavo ad Arona il 2 gennaio, e poi partivo per Milano il 6 sera, oppure il 7, se era un weekend. Il 6 era festa e, quindi, coincideva con un pranzo più ricco del solito - non dirò "più buono", perché sarebbe falso, visto che tutti i pasti in quella casa sono buonissimi, anche la pizza d'asporto; il 6 è anche il compleanno di uno zio di Chiara e perciò ogni anno, se mi fermavo tutto il giorno, si partecipava ad un momento di festa: una volta c'è stato un pranzo gigantesco in un ristorante con tutta la famiglia, di cui ricordo tre risotti diversi, una meringata al cioccolato per dolce e un senso di sazietà che superava decisamente la decenza; un'altra volta una merenda con girelle alla cannella svedesi che venivano impastate, infornate e sfornate a ritmi industriali. Visto che ero sostanzialmente un'estranea, me ne stavo sempre appiccicata a Chiara: questo mio comportamento, e il fatto che ricomparivo ciclicamente ogni anno in un giorno di festa - e anche di essere molto amata dalla nonna, aggiungerei -, hanno fatto crescere in alcuni membri della famiglia la convinzione che io fossi la fidanzata di Chiara, non l'amichetta del cuore un po' intimorita, e solo la recente comparsa di un vero moroso deve aver fugato ogni dubbio, ma non ne ho ancora la certezza. 


Forse l'anno della merenda, o forse un altro, non ricordo bene, facemmo il pranzo che più mi ricordo - tagliolini all'ortica e un dolce speciale. La pasta era un mio regalo, per ringraziare dell'ospitalità, e proveniva da un negozio di prodotti alla spina che mi piace moltissimo, e che ha sede in molte città italiane, tra cui anche Bergamo: non ricordo bene il sugo con cui venne condita, mi vengono in mente solo dei piccoli puntini neri, che potrebbero essere quelli delle ortiche nell'impasto, oppure uova di pesce. La cosa che però mi è rimasta nel cuore, è il dolce che c'era vicino ad ogni piatto: un grosso e bellissimo cammello di pasta sfoglia. Dovete sapere che questi cammellini popolavano la mia fantasia dall'infanzia, perché a scuola c'era una rivista per bambini che ne propose la ricetta in una rubrica di fai da te; io adoravo quelle due paginette di lavoretti, gioiellini e ricette facili facili e, di nascosto, le strappavo per collezionarle - riprovevole, lo so, ma a mia discolpa posso dire che ero piccolina e che solo io le leggevo. Ho guardato tantissime volte questi dolcetti, ho letto e riletto le istruzioni e ammirato i disegni, ma non avevo mai provato a riprodurla, né pensavo che fosse una ricetta esistente, e non un'invenzione del giornaletto; immaginate perciò il mio stupore nel vedermi un cammello di sfoglia vero, con burro, zucchero e tutto il resto, pronto da mangiare, come se qualcuno mi avesse letto la memoria, o avesse frugato nei miei cassetti: invece ero solo io ad essere un po' ignorante, e a non sapere che in tutta la provincia di Varese, e nelle zone limitrofe, è una tradizione del giorno dell'Epifania. Ieri, che non si poteva andare a mangiare i cammelli originali ad Arona, ho pensato di riprodurli io, per la prima volta, servendoli dopo i tagliolini all'ortica del solito negozio, che ho condito  con un cucchiaio di pesto a persona, perché magari ora che ci penso i puntini della mia memoria potevano essere benissimo pezzettini di basilico e di pinoli. Allego qui sotto le pagine originali strappate vent'anni fa da Micaela bambina  - può darsi che io stia facendo qualcosa di illegale: se qualcuno ne avesse la certezza, per favore me lo dica e agirò di conseguenza (il numero, come si legge in fondo alla pagina, è il 1 dell'anno 2002).



Due sole note: 1. per fare la glassa potete usare ovviamente del latte vegetale, come ho fatto io; 2. ho cotto i dolci per 15 minuti in forno statico, e poi altri 5 in modalità ventilata (forse 15 con ventilato saranno sufficienti).

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