Ti porto sempre nel cuore quando vado via
Ormai tornata a casa - aka in Svezia - e barcollando un pochino alle prese con la mia sindrome dell'impostore e il fatto di dover esprimere la mia opzione su tutto - cosa che non mi piace fare perché di solito é negativa ma non la so gestire politely - ecco a voi un po' di momento nostalgia in un breve resoconto di un luungo weekend in Puglia - in fondo se guardi da giovedì a martedì, é tipo un gran fine settimana, no?
Il primo posto notevole che vorrei appuntarmi é il ristorante Pantagruele, a Brindisi: gli antipasti sono una cosa da star male dalla bontà, così come il rosé di Primitivo di Manduria, e i paccheri di pescatrice - ma gli antipasti soprattutto, specialmente le sardine marine in una salina verde al miele, e il mio nuovo, grandissimo amore, fave e cicoria, o fave e foglie, una purea di fave sbucciate, ottenuta semplicemente cuocendo per molto tempo i legumi, finché non si sfalderanno da soli, e servita con foglie verdi, cotte nel modo che vi piace di più, o , ancora, con i peperoni friggitelli, quelli verdi, piccoli e sottili, che vengono fritti e abbrustoliti. Purea fredda, verdure calde, o anche viceversa, morbido e croccante, dolce e piccanti, é un piatto incredibilmente semplice ma perfetto. Io ho comprato le mie fave al mercato, ma potete trovarle ovunque, sia già cotte in barattolo che secche da mettere in ammollo, e questa é la ricetta di zia Anna, per cucinarle nel modo giusto - é così iconica questa preparazione che, quando la si cucina, si dice semplicemente “ho fatto le fave”, sottintendendo che non c’é altro modo valido per cucinarle.
Facendo un piccolo salto temporale, ma rimanendo sempre a Brindisi, dopo il matrimonio - ovvero il motivo della nostra discesa al Sud - ci siamo fermate ancora qualche giorno. Dormivamo praticamente dietro la Cattedrale, chiesa di tufo e pietra leccese, perfetta nella sua piazzetta medievale, dove tra l’altro si sono sposati i nostri amici; a sinistra della facciata, si apre l’arco che porta a via Colonne, che, come dice il nome, conduce al belvedere con le colonne romane, striate di ceruleo. Sembrerebbero essere state messe lì per celebrare il porto di Brindisi, snodo commerciale e culturale fondamentale; le loro striature sono la cosa che mi é piaciuta di più, perché richiama il cielo verso cui tendono, e il mare che si stende davanti a loro - le colonne infatti si trovano un un punto panoramico verso il porto, collegato al lungo mare dalla scalinata di Virgilio. Quando ci andrete, concedetevi un momento di silenzio per pensare a quanti romani sono partiti da lì per la Grecia, e come questo fatto sia stato fondante per la nostra cultura. Non saremmo quel che siamo senza il porto di Brindisi, perciò grazie. Poi, a parte altri resti romani sparsi, e una loggia del XIV secolo, Loggia Balsamo, dove un giorno abiterò, vorrei fissare la bellezza di Punta Penne, dove siamo andate a fare il bagno nell’unico giorno di sole che ci é stato concesso. È stata un’odissea arrivarci in autobus, e alla fine abbiamo scelto una piccola spiaggia attrezzata, per avere un bagno e un ombrellone - un po’ da sciure, ma ogni tanto ci sta; l’acqua ovviamente era cristallina e azzurra - ho visto anche dei pesciolini! -, ma la cosa che mi ha conquistato é stata la Riserva naturale di Punta Penne, nella quale ho passeggiato dopo pranzo, scottandomi un po' - ma almeno mi sono scaldata per un altro bagno nell’acqua fredda di fine agosto - macchia mediterranea di arbusti e fichi d’India, di cui mi sono innamorata, terra rossa e costa carsica nera, con tante piccole pozzette piene di preziose alghe, in cui saltellare cercando di non scivolare, per raggiungere il mare blu; il fortino saraceno in lontananza, gli odori caldi e arsi e balsamici, un rudere di tufo a pochi metri dalla riva, l’acqua arrivava agli stinchi e bisognava un po’ arrampicarsi, ma la vista, i colori, la sensazione di essere un po’ zingara e libera, sono stati preziosissimi. La forma della mia scottatura fa un po’ ridere, ma é un ricordo molto bello. Per il resto, abbiamo mangiato un sacco di focaccia barese con i pomodorini, in mille varianti diverse, dei piccoli pasticciotti su cui poi torneremo, uno yogurt così così e una sorprendente cena al Ristorante Diecimiglia Hostaria, dove di nuovo avrei vissuto di antipasti, e dove ho mangiato altri paccheri con altri pesci - ormai i paccheri sono uno stile di vita, e la forma fisica che avrei raggiunto se fossi stata ancora qualche giorno al Sud.
Indirizzi
- Ristorante Pantagruele, via Salita di Ripalta 1, Brindisi (BR).
- Ristorante Diecimiglia Hostaria, via Thaon De revel Paolo 5, Brindisi (BR).
- Ristorante Da Gigione, Contrada Chianchizzo, Ostuni (BR).
- La Rusticana, via Vittorio Emanuele II, 31, Lecce (LE) - per meditare sull'importanza del pepe nel rustico leccese.
- Caffè Alvino, piazza S. Oronzo, 30, Lecce (LE) - per piangere con il pasticciotto e il caffè leccese.
Grazie Mono, Zure e Frappa per le foto! Le manine come sempre sono mie.
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