Fare colazione come Kerouac.


 È stato un parto riuscire a trovare un momento per scrivere questo post, e anche adesso non é che davvero me lo sono trovata, ho semplicemente finito di fare le cose della giornata - non é vero, alcune le ho proprio balzate, e vedo che ho dei panni ancora da stendere - e mi sono messa sul divano a scrivere. Carla scrive anche lei seduta al tavolo, di fronte a me. Cosa scrive? Sicuramente qualcosa di più serio di me.

Anyway, anche quest'anno il mese più bello dell'anno volge al termine, le giornate si stanno accorciando considerevolmente, ma sembra ancora tutto sommato un paese normale, e ci siamo goduti il viale alberato di casa mentre scende la sera d'autunno, con la brezza che pizzica il naso che va veloce in bicicletta, le pozzanghere piene di foglie o il secco scricchiolio di queste quando c'é asciutto, l'arancione dei lampioni tra le fronde e il cielo blu notte, con il profumo appena messo per andare al cinema che si sprigiona per il tepore del corpo che pedala, e l'atmosfera così, fresca e a volte piena di brina, ma ancora agile, che vuole farsi le passeggiate nella foresta piena di colori caldi, vedere i tramonti dal castello e poi trovarsi la pioggerellina che rende tutto più suggestivo, andare allo stadio con la sciarpa dell'Atalanta per vedere il Sirius giocare, oppure quei ragazzi che non so che sport pratichino, ma il campo é immenso e pieno di luce nel buio del giovedì sera. Giusto per citare alcune delle cose fatte e viste o desiderate in questo periodo incredibile - che poi sono più che altro sensazioni, ma é di quello che ci nutriamo - falso. 

Ci nutriamo anche di mele - questo credo sia il collegamento più bello che mi sia mai riuscito in queste pagine. E in Svezia le mele sono una cosa importante, e davvero buona - molto profumate, di miele e fiori, acidule e frizzantine ma anche dolci, molto dolci. Poiché ottobre é anche il mese di Jack Kerouac, mi é sembrato giusto fare una apple pie americana, da servire con il gelato alla vaniglia, come il piatto che Sal mangia costantemente nel suo primo viaggio verso San Francisco:

"I ate apple pie and ice cream - it was getting g better as I got deeper into Iowa, the pie bigger, the ice cream richer...that´s practically all I ate all the way across the country, I knew it was nutritious and it was delicious, of course."

Credo che possiate trovare buone mele un po' ovunque - quindi buttatevi, é molto semplice. Per la pasta della pie mescolate 420g di farina 00 con 2 cucchiaini di zucchero e 1 pizzico di sale, poi fate assorbire alle polveri 280g di burro freddo (anche vegetale) tagliato a dadini, lavorando con la punta delle dita, e poi create l'impasto aggiungendo 150ml di acqua fredda, o di più al bisogno - il composto deve essere una bella palla morbida, malleabile ma non appiccicosa. Coprite con la pellicola e fate riposare in frigo per una mezz'ora. Il ripieno é ancora più facile: tagliate a dadini 6 mele aspirine, mescolatele in una ciotola con un cucchiaio di zucchero - quello che vi piace di più - uno di farina, tre di burro a pezzettini piccoli e una generosa dose di cannella. Scaduto il tempo, tagliate il panetto in due blocchi, stendetene uno sottile e foderate una teglia, precedentemente imburrata e infarinata, rifilando i bordi, ma lasciando una sporgenza di un centimetro; riempite con le mele, e poi coprite con l'altra metà di pasta, anch'essa stesa a sfoglia. Fate dei buchini fancy in cima - non come il mio, e cuocete in forno statico caldo a 180 gradi per 30/35 minuti, finché insomma la pasta non sarà bella dorata - controllate, perché sto scoprendo che i forni possono essere molto diversi tra loro...Ed enjoy! Soprattutto con una bella pallina di gelato alla vaniglia. Mangiatela a colazione e anche voi potrete scrivere il Romanzo Americano.

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