Crostata al rabarbaro.

Sono stata insomma accusata di fare torte al rabarbaro a ripetizione e, soprattutto, che queste non mi escano mai bene. Entrambe le affermazioni sono false, storpiature della realtà partorite da una mente spesso soggetta a questo tipo di autosuggestioni - se la canta e se la suona da sola.

Sia messo agli atti che io fino ad ora nella mia vita ho fatto cinque torte al rabarbaro, di cui solo tre a conoscenza dell'individuo menzionato sopra e solo una oggettivamente mal riuscita; le altre quattro sono state dei capolavori. Due le trovate qui, la terza e la quarta erano ancora dei crumbles, e per il quinto giro ho preparato una crostata, seguendo la ricetta di Sigrid de Il Cavoletto di Bruxelles, con poche varianti - é a lei che devo il mio interesse per il rabarbaro, diventato qui ossessione perché lo si trova effettivamente al supermercato a maggio - o nell'orto della vicina, ma quello si guarda e non si tocca. Per fare la frolla, mescolate in una ciotola 240g di farina 00, 3g di sale e 160g di burro, anche vegetale a tocchetti, e poi lavorate con la punta delle dita per incorporare il grasso alle polveri, fino ad ottenere delle briciolone, che ora potete compattare bene insieme in un impasto usando 6 cucchiai di acqua fredda - io ho avuto bisogno anche di un po' più di farina per ottenere un panetto coeso e liscio; mettete la vostra pasta a riposare per una mezz'oretta, anche in frigo. Il ripieno consiste in 500g di rabarbaro lavato e tagliato a tocchetti, 125g di lamponi freschi o surgelati, 200g di zucchero, 3 cucchiai di amido di mais, uno di farina e il succo di mezzo limone - non mi andava molto l'aroma di mandorla, ma se volete aggiungetelo, o anche un pochetto di vaniglia; mescolate per bene tutto e fate riposare per una ventina di minuti. Dividete il panetto in due pezzi, stendetene uno e foderate uno stampo ben imburrato e poi ancora 10 minuti di fresco; passato il tempo farcite, decorate con striscette fatte dall'altra metà di impasto e infornate in forno caldo statico a 220° per 10 minuti, per poi abbassare a 190° e cuocere altri 30 minuti. Sfornare e far raffreddare, e poi servire con gelato alla vaniglia o, se volete proprio fare le cose in stile svedese, una facile vaniljsås, che in versione vegana potete fare con due cucchiai di amido di mais in un pentolino, che scioglierete con un cucchiaio di bevanda vegetale, a fuoco medio;  fatta questa operazione, aggiungete un bicchiere della stessa bevanda, assieme a due cucchiai di zucchero e un cucchiaino di pasta di vaniglia, o i semi di mezza bacca, o quel che vi pare che sappia di vaniglia, e mescolate bene per far sciogliere lo zucchero e addensare la crema; usatela poi tiepida sulla torta fredda, o su quello che vi pare.

Ecco qui. Che non si dica che non é buona eh.

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